La felicità vien mangiando

Non se se c'è qualcosa di più personale del rapporto che ognuno di noi ha col cibo. 
E' impossibile capire realmente la sensazione di come un alimento piuttosto che un altro riesca ad appagare qualcuno, tranne quando capita a noi. Provare a comprendere le persone che ci interessano in base al rapporto con quello che hanno nel piatto è una cosa semplice se si fa attenzione.
La relazione con quello che mangiamo e il modo in cui lo facciamo nostro malgrado ci definisce senza nessun dubbio o fraintendimento, molto più di quello che riusciamo a nascondere.
Io tollero con difficoltà cavolo e verza, ma conosco persone che praticamente mangerebbero solo quello. Per carità li mangio dovendo, e se necessario per cortesia me li sono pure fatti piacere, ma nella maggioranza dei casi sono alimenti che cucinati in un determinato modo mi provocano proprio dei conati e non esagero. Eppure tiro giù il boccone e continuo oltre.
Riflettevo a questo guardando il simpatico corto di animazione Disney - FEAST - dove seguiamo una storia d'amore e la sua evoluzione, con alti e bassi, interruzioni e sviluppi come in ogni rapporto di coppia. Solo che è la vera protagonista del film, ma solo lo scenario nel quale cambiano le abitudini alimentari del singolo e della coppia, fino a culminare nel finale dove arriva il vero cambiamento della vita delle famiglie, che è proprio dove sono io in questo periodo, quindi non ho bisogno di analizzare.
Interessante è proprio che la relazione col cibo dei due protagonisti della storia d'amore si riflette sul cane di lui, che è palesemente innamorato delle pietanze che sono sul tavolo e non nella ciotola, pietanze delle quali è costretto a privarsi nei momenti buoni e che abbondano nei momenti di confusione sentimentale che le coppie attraversano.

Quindi il vero protagonista è il rapporto che le persone hanno col cibo a secondo dei propri stati d'animo, che è quello che ci fa iniziare la dieta lunedì, ci fa iscrivere in palestra a giugno e ci fa pascolare nell'insalata verde per due settimane per poi collassare in cucina alle tre di notte con un mestolo in mano e pancarrè e cioccolato nell'altra. Non so se è mancanza di forza di carattere, debolezza, voglia di omologarsi, o semplicemente insicurezza, fatto è che quando le nostre emozioni cambiano lo fanno anche i nostri desideri e anche i nostri bisogni.

Quanto è vero che la vera dimostrazione che l'evoluzione dell'essere umano è testimoniata dal fatto che il cibo non è solo nutrimento, ma un vero e proprio peccato capitale?

Sarà che sono stato costretto per motivi indipendenti dal mio desiderio a dover rinunciare a tutto quello che gratifica il mio senso del gusto, ma io vorrei proprio in questo momento saltare con la bocca aperta in un turbine di cupcakes glassati con la crema di burro sperando di ingoiarne quanti più possibile. E no, non centra proprio la mia emotività e il mio rapporto con il cibo.
Dopotutto mi faccio piacere tutto quello che è necessario e quando non si può diversamente questa cosa si estende dal cibo al lavoro agli affetti e via così, un poco come tutti...

L'amore vince sempre al cinema? E a tavola? La domanda vera comunque arriva adesso:
come è possibile privarsi di tutto, e scordarsi il cacchio di pacchetto di crackers integrali a casa?

Basta, vado ad iscrivermi in palestra.


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